Quando ho iniziato a fare arti marziali avevo appena 12 anni, fino ad 11 avevo provato moltissimi sport diversi (i miei genitori si erano fissati con lo sport) ma nessuno mi piaceva e dopo un mese li mollavo tutti, all’ epoca ero fissato con il karate…. Finalmente, raggiunti gli 11 anni li convinsi a farmi fare karate, ma mio padre l’unico corso che trovò fu quello vicino la stazione di Pontedera alla Bodyquan che non era di karate ma di kung fu e mi disse: “o questo o niente”, decisi per il questo (ancora non sapevo che quel niente sarebbe diventato tutto!).
io avevo quasi 19 anni ed ero cintura nera 4 dan, e non riuscivo ad apprendere più dal mio maestro di Wushu ero quindi molto demoralizzato perché per me fare arti marziali era ed è ancora tutto. Un giorno, finito il corso, ero nella sala secondaria a fare stretching e mi venne a trovare quello che io avevo soprannominato stinchi d’acciaio (non ricordo più il nome) un uomo di circa 45 anni che molto soddisfatto di sé mi disse: ” Lore proviamo a combattere che devo provare una cosa nuova …”, bè che problema c’era , pensai, era solo cintura rossa, non riuscì a battermi ma con quella strana, semplice e ripetitiva tecnica mi mise seriamente in difficoltà…. Era un semplice passo e 3 pugni…. Mi colpì talmente tanto che continuai a pensarci per i giorni e i mesi a seguire…. Come poteva una tecnica così banale crearmi difficolta…. alla fine, riuscì a convincermi a venire a provare presso un garage di una abitazione, la prima palestra del mio maestro che aveva iniziato ad intraprendere la sua attività come associazione sportiva. Mi ci volle circa un anno per accettare che il Wing Tsun avesse qualcosa in più del mio… Poi…
di continuare ed ampliare la mia conoscenza delle Arti Marziali decisi di intraprendere il percorso del Wing Tsun con quello che è diventato il mio Maestro, Sifu Moni Giuliano. Ricordo bene la mia prima lezione:
Era un sabato pomeriggio di dicembre del 1999 e quel giorno non fui accolto molto bene dal Sifu. Lui aveva una spiccata diffidenza per chi proveniva da altri Stili (e in una delle volte che ero andato a provare non mi comportai proprio bene). Riteneva che la mia esperienza nel Kung-Fu potesse rendermi non umile nell’apprendimento di una nuova Arte Marziale e condizionarmi negli allenamenti e nel modo di pormi. Impiegai circa tre anni per dimostrare al Maestro che ero un buon allievo: vedendo la mia costanza, educazione e le mie abilità in questa disciplina, favorito anche dalla lunga esperienza nel Kung Fu, Sifu Moni iniziò ad apprezzarmi finché, ero ormai 8° grado e decise di propormi una nuova strada, quella dell’insegnamento.



Accettare l’insegnamento mi ha permesso di intraprendere la strada per diventare Maestro. Molti pensano che dopo anni di pratica sia scontato, ma non è così. È un titolo che va sudato e che richiede un ardente desiderio.
Probabilmente è stata proprio la difficoltà della sfida che mi ha spinto a farlo. Un risultato facile non mi avrebbe stimolato, non mi avrebbe rappresentato nel Wing-Tsun come nella vita. All’università mi sono conquistato la laurea, nel lavoro ho combattuto per portare avanti la libera professione e lo stesso ho fatto con il titolo di Maestro.
Prima di riuscire ho dovuto affrontare per ben due volte la sconfitta. Al mio esame del terzo tecnico, dopo poco dall’inizio, il Grande Maestro Kernspecht interruppe bruscamente l’esame, ritenendo non idonei sia me che gli altri candidati. Non avevo avuto modo di mostrare quello che sapevo. Fu un duro colpo perché mi ero allenato moltissimo, ma ad oggi, con una nuova consapevolezza, ho compreso che la scelta del Grande Maestro era stata corretta.
Mi sono rimboccato le maniche e dopo tre mesi ho ripetuto la prova con successo. Superato l’esame ho continuato il mio percorso, lavorando ininterrottamente, e dopo quasi 9 anni è arrivato, finalmente, il momento dell’esame per Maestro.


Un esame lungo ben 18 mesi. Il mio prolungato impegno mi ha dato la spinta e lo spirito per superare senza difficoltà le prime due parti dell’esame. Il giorno della terza prova, fui fermato nuovamente. Non riuscii ad evitare gli attacchi del Grande Maestro Koening e, di nuovo, venni rimandato. La delusione fu immensa. Ma ancora più grande fu l’impegno che misi negli allenamenti giornalieri nei tre mesi successivi, con un unico obiettivo in mente. Tanto era stato il lavoro e tanto era il desiderio di dimostrare le mie capacità che, la volta successiva gli attacchi del Grande Maestro scorrevano lungo le mie braccia senza che mi toccassero. Riuscivo a vedere le traiettorie degli attacchi e a schivarli come mai avevo fatto prima (ovviamente se avesse voluto il Grande Maestro mi avrebbe comunque colpito, ma il suo scopo non era certo quello). Finalmente, dopo 19 anni di impegno, fatica, tanti insuccessi ( il mio primo allievo a cui tenevo cosi tanto aveva smesso) tante e grandi soddisfazioni ma anche sono diventato Maestro!
Il titolo di Maestro può essere visto come un punto di arrivo e per certi versi lo è, perché con il conseguimento del 5° Grado Pratico (il grado di Maestro) si chiude un percorso di apprendimento. Allo stesso tempo se ne apre un altro, ancora più lungo e stimolante: inizia il viaggio alla scoperta del Wing Tsun interno.
È difficilissimo esprimere a parole cosa significhi tanto è impercettibile. Provando a spiegarlo con un esempio, la pratica del Wing Tsun fino al grado di Maestro è come imparare a far funzionare un meccanismo (il nostro corpo). Si impara a fuor muovere gli ingranaggi (le braccia, le gambe, etc) e si vede l’effetto che questo movimento produce. Con il grado di Maestro si guarda questo meccanismo dal di fuori.

Se ne osserva la totalità e si comprendono le relazioni fra parti del corpo anche molto lontane fra loro, cogliendo dettagli per lo più sfuggenti, impossibili da percepire finché ci limitiamo a guardare il funzionamento del singolo ingranaggio.
Ma non solo, questa consapevolezza si estende anche alla percezione dei movimenti dell’avversario, tanto che i movimenti stessi risultano rallentati e facili da gestire.
Questo è il Mio percorso, per lo sviluppo di me stesso e per la crescita del mio Team. Il lavoro di tanti anni, il ricordo delle sconfitte, la lotta per ottenere i risultati e la passione per la scoperta, mi danno ancora oggi la forza di portare avanti il mio gruppo, con all’attivo più di 10 corsi ed oltre 150 allievi.
Grazie per aver avuto la pazienza di leggere la mia storia e spero che ti abbia trasmesso la passione con cui ho vissuto il mio percorso. Se poi un giorno vorrai venire a trovarci e conoscerci, sei fin da ora il benvenuto.