Ho praticato Kung-Fu Wushu con dedizione ed impegno per circa 10 anni, fino a quando ho raggiunto il limite delle possibilità di apprendimento fornitemi dal mio Maestro.
Spinto dal desiderio di continuare ad ampliare la mia conoscenza delle Arti Marziali, dopo molte incertezze, decisi di intraprendere il percorso del Wing Tsun con quello che divenne il mio Maestro, Sifu Moni Giuliano, presso la “Accademia Wing Tsun Toscana”. Avevo sentito parlare molto di questa disciplina e ne rimasi decisamente colpito quando la vidi praticare: decisi così di andare a provare questo stile.
Ricordo bene la mia prima lezione.
Era un sabato pomeriggio di dicembre nel 1999 e quel giorno non fui accolto molto bene dal Sifu. Lui aveva una spiccata diffidenza su chi proveniva da altri Stili. Riteneva che la mia esperienza nel Kung-Fu potesse rendermi non umile nell’apprendimento di una nuova Arte Marziale e condizionarmi negli allenamenti. Impiegai circa due anni a cercare di dimostrare al Maestro che ero un buon allievo: vedendo la costanza e le abilità che dimostravo in questa disciplina, favorito anche dalla lunga esperienza nel Kung Fu, Sifu Moni iniziò ad apprezzarmi, tanto che nel tempo fu invogliato a propormi di intraprendere una nuova strada, quella dell’insegnamento.
LA NASCITA DEL TEAM
L’inaspettata proposta mi lasciò inizialmente un po’ perplesso. Temevo che questa impresa potesse essere troppo impegnativa per le mie possibilità.
Il Si-Fu, sempre più convinto delle mie capacità, cercò di rassicurarmi e continuò a spronarmi, finché, acquisito ormai il 12°grado allievo, decisi di cominciare la mia esperienza di Istruttore alla palestra Gynnasia di Bientina.
LA MIA PRIMA ESPERIENZA DA INSEGNANTE
Proprio in questa palestra e con non pochi sacrifici riuscii ad avviare il mio primo corso e trovai i miei primi allievi. Con il tempo, la passione e tanta costanza formai un gruppo molto affiatato e, come già aveva fatto Sifu Moni con me, proposi a tre dei miei allievi più capaci di ripercorrere la mia stessa esperienza: diventare Istruttori.
Questo nuovo gruppo di persone, nato dalla passione per il WT, vedendo i risultati che io stesso avevo ottenuto fu entusiasta di questa proposta e orgoglioso di rientrare in questa decisione. Ma come me prima di loro, anche i miei allievi inizialmente rimasero un po’ spaventati dall’idea. Dopo molte rassicurazioni si decisero a iniziare questa nuova sfida e fu più facile per loro partire perché sostenuti dal loro Insegnante e dalla già consolidata esperienza che potevo mettergli a disposizione per aiutarli.
IL PERCORSO PER IL MAESTRO
Essere un insegnante mi ha permesso di intraprendere la strada per diventare Maestro. Molti pensano che dopo anni di pratica sia scontato diventarlo, ma non è così. È un titolo che va sudato e che richiede un ardente desiderio.
Ho dovuto lottare duramente per raggiungere il traguardo e probabilmente è proprio la difficoltà della sfida che mi ha spinto a farlo. Un risultato facile non mi avrebbe stimolato, perché non rientra nelle mie corde: all’università mi sono conquistato la laurea, nel lavoro ho combattuto per portare avanti la libera professione e lo stesso ho fatto con il titolo di Maestro.
Per ben due volte ho però dovuto affrontare la sconfitta, prima di riuscire. Ricordo sempre il mio esame del terzo tecnico: dopo pochi secondi dall’inizio il Grande Maestro Kernspecht interruppe bruscamente l’esame, ritenendo non idonei sia me che gli altri candidati. Praticamente non avevo nemmeno avuto modo di mostrare quello che sapevo. Fu un duro colpo perché mi ero allenato moltissimo ed ero sicuro che sarei passato (anche se ad oggi, con una nuova consapevolezza, ho compreso la scelta del Grande Maestro era stata corretta).
Mi sono rimboccato le maniche e dopo tre mesi ho ripetuto la prova con successo. Superato l’esame ho continuato il mio percorso, lavorando come un matto, e dopo quasi 9 anni arrivò finalmente il momento di dare l’esame per Maestro. Un esame lungo, diviso in cinque parti e che dura ben 18 mesi. Dopo la bocciatura del terzo grado avevo promesso a me stesso che non sarei mai più stato bocciato e, con questo spirito, superai senza difficoltà le prime due parti dell’esame per Maestro.
Il giorno della terza prova però, fui fermato nuovamente. Il Grande Maestro Koenig iniziò ad attaccarmi con tecniche a ripetizione e da diverse direzioni. Non riuscii ad evitare gli attacchi e, di nuovo, venni rimandato. La delusione fu immensa. Ma ancora più grande è stato l’impegno con cui mi sono allenato nei mesi successivi. Mi sono allenato tutti i giorni per tre mesi, con un unico obiettivo in mente. Tanto era stato il lavoro e tanto era il desiderio di dimostrare le mie capacità che, la volta successiva, non ci fu storia. Gli attacchi del Grande Maestro scorrevano lungo le mie braccia senza che mi toccassero. Riuscivo a vedere le traiettorie degli attacchi e a schivarli come mai avevo fatto prima (ovviamente se avesse voluto il Grande Maestro mi avrebbe comunque colpito, ma il suo scopo non era certo quello). Finalmente, dopo 19 anni di impegno, fatica, ma anche tante e grandi soddisfazioni, ero diventato Maestro!
LO SVILUPPO NEL FUTURO
Il titolo di Maestro può essere visto come un punto di arrivo e per certi versi lo è, perché con il conseguimento del 5° Grado Pratico (il grado di Maestro) si chiude un percorso di apprendimento. Allo stesso tempo se ne apre però un altro, ancora più lungo e stimolante: inizia il viaggio alla scoperta del Wing Tsun interno.
È difficilissimo esprimere a parole cosa significhi da tanto è impercettibile. Provando a spiegarlo con un esempio, la pratica del Wing Tsun fino al grado di Maestro è come imparare a far funzionare un meccanismo (il nostro corpo). Si impara a fuor muovere gli ingranaggi (le braccia, le gambe, etc) e si vede l’effetto che questo movimento produce. Dopo il Maestro è come se questo meccanismo iniziassimo invece a guardarlo dal di fuori. Se ne osserva la totalità e si comprendono le relazioni fra parti anche molto lontane fra loro, cogliendo dettagli effimeri e sfuggenti, impossibili da percepire finché si guarda al funzionamento del singolo ingranaggio. Ma non solo, questa consapevolezza si estende anche alla percezione dei movimenti dell’avversario, riuscendo a capire cosa farà e come lo farà, tanto che tutti i movimenti sembrano rallentati e facili da gestire.
Questo è il percorso che sto facendo ora, per lo sviluppo di me stesso e per la crescita del mio Team. Il lavoro di tanti anni, il ricordo delle sconfitte, la lotta per ottenere i risultati e la passione per la scoperta mi danno ancora oggi la forza di portare avanti il mio gruppo, con all’attivo più di 10 corsi ed oltre 150 allievi.
Ti ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere la mia storia e spero che ti abbia trasmesso la passione con cui ho vissuto il mio percorso. Se poi un giorno vorrai venirci a trovare in palestra e conoscerci di persona, sei fin da ora il benvenuto.